Armonizzare i conflitti
Avv. Giuseppe Spanò – Parma
Per approfondimenti avvocatogiuseppespano.it

Che cos’è il conflitto?
Il termine conflitto deriva dal latino “conflictus” e significa urto, scontro, combattimento.
Vi è stretta connessione tra i conflitti macrosociali e microsociali. Anche se le guerre sono scontri tra popoli e stati, esse traggono alimento da mille piccole guerre, manifeste o sotterranee, che le persone, i gruppi e le classi sociali combattono quasi ogni giorno: nel traffico, sul lavoro, in famiglia, nello sport, in politica, perfino dentro se stessi. Varie sono le motivazioni di questa diffusa conflittualità: dalla difesa di interessi di parte alla competizione per affermarsi, dal desiderio di potere al bisogno di difendersi da prevaricazioni messe in atto da altri.

Il conflitto dentro di noi
È evidente che per poter gestire un conflitto con altri bisogna preliminarmente gestire i propri conflitti interni. I cattivi rapporti con gli altri sono anche il riflesso di cattivi rapporti con noi stessi.
Negarsi è l’essenza della nevrosi. La nevrosi viene presentata come una scissione tra due polarità, una delle quali viene tenuta nell’inconsapevolezza. La nevrosi è, non tanto un conflitto attivo di una polarità contro un’altra, ma piuttosto la pacificazione prematura del conflitto, ovvero il tentativo riuscito di evitarlo. L’unico cambiamento che va verso il benessere è imparare ad essere esattamente ciò che siamo accogliendo nel nostro sentire la tensione dei conflitti interni in cui maggiore è il contrasto, più grande è il potenziale (F. Perls).
Conflitto interpersonale
Il conflitto è per sua natura relazionale: senza relazione non c’è conflitto. Ciò che immediatamente emerge è l’aspetto perturbante che il conflitto inevitabilmente porta con sé, il senso del disagio, l’incapacità di rapportarsi con gli altri senza farsi trascinare dalla danza delle emozioni ad esso connesse: rabbia, frustrazione, dolore, sofferenza. Il problema non è tanto la sua esistenza, quanto le modalità con cui lo si affronta o lo si evita. Queste modalità provengono dalle nostre convinzioni, le quali poggiano le loro basi sull’educazione che abbiamo ricevuto e, conseguentemente, sul significato che diamo al conflitto stesso.
Gli approcci al conflitto
In base ai comportamenti, agli atteggiamenti e alle modalità operative delle persone si possono raggruppare cinque stili personali di gestione del conflitto:
1. l’accomodante;
2. l’attaccante;
3. l’irremovibile;
4. l’evitante;
5. il collaborativo.
L’accomodante ha come obiettivo quello di adattarsi. Il suo atteggiamento nei confronti del conflitto è finalizzato a proporre concessioni.
L’attaccante ha come obiettivo quello di prevalere. Il suo atteggiamento nei confronti del conflitto è creare situazioni in cui uno vince e l’altro perde.
L’irremovibile ha come obiettivo quello di trincerarsi dietro le sue posizioni.
L’evitante ha come obiettivo non affrontare il conflitto, scappare e rinunciare a comprendere i motivi che lo possono avere scatenato.

Il collaborativo ha come obiettivo quello di affrontare e gestire i problemi. Egli mostra una grande attenzione sia al problema oggetto del conflitto che all’interlocutore. Così facendo migliora la relazione complessiva, perché pone le basi per un rapporto costruttivo tra le parti e crea fiducia. Il suo atteggiamento nei confronti del conflitto è che esiste un problema comune da risolvere, non una battaglia da vincere. L’esercizio del suo potere è molto positivo, in quanto sviluppa un potere condiviso tra le persone per soddisfare le esigenze di entrambe, migliorando così la relazione. Se da una parte sembrano esserci solo aspetti positivi, quali migliorare i rapporti, favorire la partecipazione ed evitare l’imposizione, nell’essere collaborativi possono esservi anche altri aspetti, quali: la necessità di avere molta più pazienza e più tempo a disposizione, la capacità di essere molto flessibili.

Le differenze di genere come causa di conflitto
Le differenze di genere sono numerose. Esse, se comprese, accettate e ben gestite, sono di notevole aiuto sia nei rapporti di coppia che nell’educazione dei figli e nella vita familiare. Se invece, come spesso accade oggi, si cerca di negarle cercando inutilmente, ma anche erroneamente, un’uniformità nei comportamenti e nei vissuti, i problemi connessi a queste differenze non solo non scompaiono per miracolo ma si accentuano notevolmente.
Il femminile utilizza prevalentemente l’emisfero destro (creatività ed emotività) il maschile l’emisfero sinistro (razionalità – forza).
Se non si riesce ad accettare, valorizzare ed amalgamare le due diverse realtà, i conflitti ed i problemi che possono nascere nella comprensione e nella comunione tra i due sessi sono molteplici e rischiano di diventare sempre più numerosi.

Conflitto costruttivo
Elementi fondanti: buona comunicazione, ascolto attivo, empatia, autenticità, accettazione incondizionata.
Quando comunichiamo, trasmettiamo molto più di ciò che vorremmo dire con le nostre parole: i gesti, la postura, l’intonazione della voce, persino il silenzio possono rivelare emozioni e pensieri, influenzando l’efficacia del nostro messaggio. Esistono tre livelli di comunicazione: verbale, paraverbale e non verbale. La differenza tra chi sa comunicare in modo efficace e chi, invece, non riesce a trasmettere il messaggio nel modo desiderato sta proprio nella capacità di sintonizzare questi livelli.
L’assertività
Lo stile comunicativo più efficace per la gestione dei conflitti è l’assertività.
L’assertività si può definire come la capacità di un soggetto di riconoscere le proprie esigenze e di esprimerle all’interno del proprio ambiente.
Si tratta di un comportamento che promuove l’eguaglianza nelle relazioni umane, che permette alle persone di agire per salvaguardare i propri interessi e diritti, rispettando quelli altrui.
Chi è assertivo usa un tipo di comunicazione, verbale e non verbale, che è una chiara e diretta espressione delle sue necessità, volontà, desideri o intenzioni. Tiene però anche conto dei sentimenti e delle emozioni della persona con cui comunica.

Il Counseling uno strumento efficace per armonizzare i conflitti
Il Counseling si occupa di favorire lo sviluppo delle potenzialità dell’individuo, aiutandolo a superare i conflitti interiori che gli impediscono di esprimersi pienamente e liberamente nella sua vita. Nessuno di noi è un’isola: non possiamo crescere e prosperare come individui, se non ci rendiamo conto che ciascuno di noi è il nodo di un’immensa rete di rapporti e che siamo forti e sani tanto quanto lo sono le relazioni che intratteniamo con gli altri e con il pianeta (“Tutto è relazione” Fabrizio Rossi).
Bisogna uscire dalla logica “io vinco – tu perdi” per entrare in un mondo senza perdenti.
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